La sopravvivenza e valorizzazione della musica (e dei musicisti) in Italia dipende dalla sopravvivenza e valorizzazione di tutta la cultura italiana, soprattutto in Italia, e questo comincia dalla lingua italiana.
L'immenso patrimonio culturale italiano, che include musica, letteratura, arti figurative come pittura, scultura, architettura e tradizioni culturtali, è il nostro tesoro, il nostro maggior valore, vale più di oro, petrolio e altri materiali preziosi.
L'Italia è la nazione che ha il maggior numero di beni considerati dall'UNESCO Patrimonio dell'umanità, 53 al 2018 e in aumento, e questi sono solo i beni materiali, come monumenti e località varie.
I beni immateriali, come la letteratura e la musica, per esempio, non sono nemmeno inclusi in quella lista e sono forse molto più numerosi dei beni materiali.
Questo nostro tesoro è ciò che è più conosciuto e apprezzato dai non italiani in tutto il mondo, ciò per cui in milioni vengono a visitare l'Italia.
La cultura musicale italiana è famosissima in tutto il mondo e, in verità, tutta la cultura musicale occidentale ha le sue radici in Italia, a cominciare dal sistema di notazione musicale tuttora in uso, perfezionato da Guido d'Arezzo, circa mille anni fa.
Purtroppo, sembra che i nostri governanti non se ne rendano conto visto che, quando ci sono da fare dei tagli alle spese, li fanno sempre in grande misura ai fondi per la cultura e la musica.
Anzi, sembrano che facciano di tutto per sminuire il valore della nostra cultura, a partire proprio dalla distruzione della nostra lingua.
Mi riferisco all'abuso di termini inglesi che ormai imperano dappertutto, usando termini non tradotti anche quando l'equivalente esiste in italiano.
Tutto questo parlare con termini incomprensibili ai più, in tutti i campi ma soprattutto da parte dei politici, fa sì che moltissima
gente non capisca i discorsi su questi argomenti e perciò si
disinteressi del tutto e diventi completamente apatica riguardo alla gestione del nostro paese.
Penso a ministero del welfare, Jobs act, spending review, accountability, quantitative easing, reato di stalking, asset, tanto per nominarne alcuni esempi che avrebbero una perfetta traduzione in italiano.
Quante persone che non siano "addetti ai lavori" capiscono veramente di che si sta parlando?
Penso inoltre al caso di certe università che vogliono tenere corsi di laurea solo in inglese pretendendo di essere internazionali, in realtà per ricevere incentivi economici offerti, ahimé, dal ministero.
Inoltre, viene proposto lo studio dell'inglese fin dalle scuole elementari, con insegnanti madrelingua inglesi (e ovviamente libri inglesi), a tutto danno degli insegnanti italiani e di autori ed editoria italiana.
Altro esempio è il fatto che gli spettacoli di intrattenimento, come film e spettacoli televisivi, sono per la maggioranza importati dagli stati uniti, a tutto danno di autori, attori ed altri operatori italiani. Anche un personaggio noto come Pippo Baudo, che ha lavorato 60 anni nello spettacolo in Italia, in particolare in televisione, dice:
"...L'uso di questi format stranieri ha inaridito completamente gli autori italiani... Una volta noi esportavamo i format... e venivano dall'estero per prendere format da noi. Adesso, purtroppo, è il contrario."
Ascolta Pippo Baudo in questo video (la frase inizia a 1,18).
Preciso che io vivo in Inghilterra dal 2003, ho imparato l'inglese molto prima perché amo la lingua inglese così come amo altre lingue. Trovo che sia utile conoscere l'inglese come sia utile conoscere altre lingue.
Ciò che non mi piace e trovo pericoloso, è che una lingua, qualunque essa sia, prenda il sopravvento sulle altre.
Al momento si tratta dell'inglese ma in futuro potrebbe essere il cinese o l'arabo o il russo o altre lingue, sempre con gli stessi risultati distruttivi.
Quindi, secondo me, tutti coloro che infarciscono le loro frasi con parole inglesi quando non è strettamente necessario, non si rendono conto che stanno contribuendo al suicido/assassinio collettivo della nostra lingua e della nostra cultura, che in gran parte include la nostra cultura musicale.
Alcuni anni fa, è stato pubblicato il libro "All the countries we've ever invaded", dello storico inglese Stuart Laycock. Spronato inizialmente da una domanda rivoltagli dal suo figlioletto, dopo lunghi e accurati studi lo studioso ha compilato una raccolta di tutti i paesi invasi nei secoli dai britannici. Il totale è di 158 paesi su 193, cioè l'82% dei paesi attualmente riconosciuti dall'ONU.
Questo è un argomento interessante dal punto di vista storico ma anche considerando che oggigiorno l'invasione o colonizzazione continua "pacificamente", attraverso l'utilizzo di un altro strumento: la lingua inglese.
Oggi la lingua inglese sta diventando sempre più dominante nel mondo, a tutto vantaggio dei paesi anglofoni e a discapito di tutti gli altri.
Infatti, i paesi anglofoni risparmiano molto tempo e denaro non dovendo le loro industrie e attività tradurre tutti i loro documenti in altre lingue e non dovendo insegnare ai loro cittadini nessuna lingua straniera. Le risorse che risparmiano, non insegnando né traducendo in altre lingue, possono essere investite in altri settori come ricerca e altri.
Inoltre guadagnano molto dal turismo di tutti quanti vanno nei loro paesi per imparare l'inglese. Nel 2011, il mercato degli studenti che studiano inglese fuori del loro paese valeva 11,6 miliardi di dollari, con la metà degli studenti che vanno nel Regno Unito (secondo un documento del governo britannico, pag.12).
Invece, tutti i cittadini non anglofoni che vogliano imparare l'inglese si sobbarcano anni di studio e ingenti spese (se se lo possono permettere) per lezioni e viaggi all'estero, verso i paesi anglofoni.
Sempre più spesso in Europa vengono offerti posti di lavoro che richiedono persone madrelingua inglesi.
Comunque, in qualunque situazione, i non madrelingua anglofoni saranno sempre svantaggiati rispetto ai madrelingua.
Quando un paese ne invade un altro, in genere impone la propria lingua per poter meglio dominare il paese invaso. Ciò è accaduto dall'antichità con, tanto per citare i casi più noti a tutti, i Romani che invasero l'Europa e poi con inglesi, spagnoli e portoghesi che invasero le Americhe e imposero la loro lingua, annientando la lingua e la cultura dei popoli che già vivevano nei paesi invasi.
In tempi più recenti, l'Unione Sovietica, uno dei vincitori della II Guerra Mondiale, imponeva ai paesi suoi satelliti di imparare il russo.
Allo stesso modo, gli Stati Uniti d'America e il Regno Unito, altri vincitori della II Guerra Mondiale, hanno imposto e impongono l'inglese al resto del mondo. Dato che sono "democrazie", non lo fanno in modo brutale, lo fanno attraverso attività culturali e di intrattenimento e fanno sembrare che sia un vantaggio per gli altri paesi imparare la lingua del paese dominatore ma sempre di imposizione e colonizzazione si tratta.
Non è un caso che questo stia avvenendo. Non ci credi? Nel 1943, alla fine della seconda guerra mondiale, quando l'Impero Britannico stava perdendo la sua più grossa colonia, l'India, il primo ministro britannico Churchilll, in un discorso rivolto agli studenti all'Università di Harvard che gli stava conferendo una laurea ad honorem, disse che:
"Tali piani [il potere di dominare la lingua di un popolo] offrono guadagni di gran lunga superiori che non il togliergli province e territori o schiacciarlo con lo sfruttamento. Gli imperi del futuro sono gli imperi della mente.”
e, vedendone i vantaggi, auspicava la collaborazione tra stati Uniti e Inghilterra per diffondere la loro lingua. Così, la diffusione dell'inglese in tutto il pianeta non è avvenuta "naturalmente", come si potrebbe credere, ma è stata pianificata e organizzata con molti strumenti.
Vedi più avanti, dopo il capitolo sull'Albania, per un esempio di questo.
Essendo interessata a conservare e valorizzare la cultura italiana, di cui la musica è una grandissima parte, mi ha sempre dato molto fastidio questa colonizzazione culturale anglofona che va avanti da molti anni.
Perciò, mi sono avvicinata alla ERA Esperanto Radikala Asocio, associazione che promuove l'uso dell'Esperanto non come ideale romantico di lingua universale (come molti la vedono) ma come lingua di lavoro, strumento per comunicare, per esempio, a livello europeo, e dei lavori del parlamento europeo, dove convivono 27 stati con 23 lingue!
Questo consentirebbe di evitare la dominazione da parte della lingua di un paese, consentirebbe anche di risparmiare sui costi di traduzione dei lavori del parlamento in 23 lingue e favorirebbe l'accesso rapido e agevole a finanziamenti europei per tutte le nostre imprese che, specie se piccole e medie, difficilmente possono permettersi traduttori.
La lingua Esperanto fu creata proprio come strumento di pace, per servire da ponte tra persone che parlano lingue diverse, senza che nessuna lingua e persona sopraffagga le altre (guarda caso, venne repressa da dittatori come Hitler e Stalin). Perciò è una lingua molto più semplice di qualunque altra e si può imparare in molto meno tempo. Altre informazioni sull'Esperanto
Quindi ho collaborato traducendo alcuni capitoli del libro "All the countries we've ever invaded", dello storico inglese Stuart Laycock.
Ascolta qui la registrazione della mia traduzione di alcuni capitoli del libro, trasmessi su Radio Radicale dalla ERA. Altri capitoli verranno aggiunti nelle prossime trasmissioni.
Trasmissione di domenica 27 maggio 2018
La mia lettura inizia a 16,13 ma ti consiglio di ascoltare tutta la trasmissione, condotta da Giorgio Pagano.
Argomenti di questa puntata:
- Eugenio Giani, Presidente del
Consiglio regionale della Toscana aderisce all'Appello dell'ERA per
l'Italiano lingua di lavoro europea e propone un Convegno presso la
Regione Toscana.
- dal
libro di Stuart Laycock "All the Countries We've Ever Invaded", sui 158
Paesi del mondo invasi dai britannici, è la volta dell'Italia.
Trasmissione di domenica 6 maggio 2018
La mia lettura inizia a 6,42 ma ti consiglio di ascoltare tutta la trasmissione, condotta da Giorgio Pagano.
Argomenti di questa puntata:
- Negazione dei diritti linguistici italiani nell'Unione europea;
- 80 anni dalla morte di D'annunzio inventore di parole come "tramezzino" o "scudetto";
- Progetto "Italiano Moda" 2018 a Pescara;
- dal libro di Stuart Laycock "All the Countries We've Ever Invaded", sui 158 Paesi del mondo invasi dai britannici, è la volta della Francia.
Trasmissione di domenica 22 aprile 2018
La mia lettura inizia a 4,07 ma ti consiglio di ascoltare tutta la trasmissione, condotta da Giorgio Pagano.
Argomenti di questa puntata:
- premier francese e austriaco, Macron e Kurz, tra Europa e nazionalismo
- dal libro di Stuart Laycock "All the Countries We've Ever Invaded", è la volta dell'Albania
- seconda parte del discorso di Upinsky, Presidente dell'Unione Nazionale degli Scrittori di Francia (UNIEF), contro Macron sull'inglese che, secondo il Presidente della Repubblica francese, rafforza la lingua francese (in francese)
La voce che si sente dopo la mia lettura, cita una frase da un articolo di David Rothkopf, statunitense specialista e consulente in politiche estere: amministratore delegato della Kissinger Associates e professore aggiunto di affari internazionali presso la Columbia University. Ha prestato servizio in qualità di Alto funzionario presso il Ministero del Commercio degli Stati Uniti d’America durante il primo mandato dell’amministrazione di Clinton.
L'articolo, del 1997, si intitola "Elogio dell’imperialismo culturale?", e la frase riportata alla radio dice:
«È negli interessi economici e politici degli Stati Uniti assicurarsi che se il mondo si sta muovendo verso una lingua comune, questa deve essere l’inglese; che se il mondo si sta muovendo verso telecomunicazioni, sicurezza, standard di qualità comuni, essi devono essere Americani; che se il mondo sta diventando sempre più unito dalla televisione, dalla radio e dalla musica, la programmazione deve essere quella Americana; e che se si cominciano ad affermare valori comuni, essi devono essere valori con cui gli Americani si trovano a proprio agio.»
Testo originale integrale dell'articoloTrasmissione di domenica 15 aprile 2018
La mia lettura inizia a 3,33 ma ti consiglio di ascoltare tutta la trasmissione, condotta da Giorgio Pagano.
Argomenti di questa puntata:
- Attacco di Upinsky, Presidente dell'Unione Nazionale degli Scrittori di Francia (UNIEF), a Macron sull'inglese che, secondo il Presidente della Repubblica francese, rafforza la lingua francese (in francese)
- dal libro di Stuart Laycock "All the Countries We've Ever
Invaded", dopo la Svizzera oggi è la volta di Malta
- Prima parte dell'intervento contro Macron del Presidente dell'Unione Nazionale degli Scrittori di Francia (UNIEF).
Trasmissione del 31 marzo 2018.
La lettura non è mia ma di Giorgio Pagano, curatore della trasmissione. La inserisco qui per completezza.
Il capitolo inizia a 4,00 ma ti consiglio di ascoltare tutta la trasmissione, condotta da Giorgio Pagano.
In questa trasmissione puoi ascoltare, dal libro di Stuart Laycock "All the Countries We've Ever
Invaded", il capitolo dedicato alla Svizzera.
In conclusione, penso che se vogliamo risollevare le sorti dell'Italia e, in particolare della musica, dobbiamo valorizzare il nostro vastissimo patrimonio culturale e per prima cosa valorizzare il suo fondamento che è la lingua italiana.
Quindi cominciamo tutti e...
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"Ci sono molte opinioni
diverse su ciò che costituisce una buona traduzione e diversi tipi di
lavori di traduzione
richiedono senza dubbio diversi
tipi di conoscenza
specialistica.
Si dice spesso che un traduttore dovrebbe sempre tradurre verso la sua
lingua madre. Io non sono d'accordo. Da studioso,
ciò di cui voglio essere sicuro è che il traduttore abbia compreso ogni
sfumatura del testo originale nel modo più preciso possibile.
Ciò significa che
preferisco avvalermi di una persona madrelingua della lingua
in cui è scritto il testo e preferibilmente qualcuno con una
comprensione profonda dell'argomento di cui si discute. Sono stato
molto soddisfatto delle traduzioni eseguite da Monica Cuneo di vari
testi italiani
riguardanti l'opera lirica. Li ha tradotti con grande fedeltà, spiegato
ciò
che era 'intraducibile', ove necessario, e la sua esperta conoscenza
della musica le ha permesso di comprendere
con sicurezza un gran numero di termini specialistici.
Inoltre, non considera la traduzione un procedimento che si svolge in
un'unica
fase, e ha risposto volentieri alle mie domande ed è stata sensibile ai
miei
suggerimenti riguardanti
le sue traduzioni, la cui prima versione abbiamo trattato come 'lavoro
in corso'. A chiunque desidera questo
tipo di relazione attiva con un traduttore, la consiglio davvero
vivamente."
Prof.
David Chandler
Professore
Associato di Letteratura Inglese, Università Doshisha, Kyoto
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Kato Havas obituaries, on The Strad and The Times
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... such is the illumination and comprehensiveness of Chandler’s
writing that those of a lazy disposition could perhaps dispense with the
critical comment and read just his summaries.
Recensione del libro su Opera Today
"...But the music -- oh, what music! -- is rapturously beautiful..."
www.musicalcriticism.com
Grabbing Power and Hearts
‘La Nave’ at the Rose Theater
New York Times
Essays on the Montemezzi-d’Annunzio “Nave” rappresenta una delle più aggiornate e complete pubblicazioni sulla fortuna scenica e sulla ricezione critica de La Nave, necessaria per ripensare oggi al destino della più ambiziosa e oscura opera di Italo Montemezzi.
Altrettanto interessante risulta l’apparato iconografico ... bozzetti e foto di scena...
Il volume di David Chandler rappresenta non soltanto un prezioso con-
tributo per lo studio de La Nave di Montemezzi, ma anche un ottimo punto di partenza per lo studioso del teatro di d’Annunzio che intendesse avvicinarsi all’universo di uno dei principali e tuttora oscuri compositori italiani del Novecento, finora ricordato unicamente – e probabilmente a torto – per il suo lavoro con Sem Benelli per L’amore dei tre re.
Recensione (in Italiano) del libro in Archivio D'Annunzio dell'Università Ca' Foscari di Venezia
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